Vivere in campagna

Il luogo in cui si abita deve riflettere la propria filosofia di vita e rispondere alle esigenze prioritarie per ogni persona e deve essere in grado di garantire la massima serenità possibile.

Più del peso della routine lavorativa, dell’assurdità degli affitti, dell’individualismo spinto, conta la volontà di cercare qualcosa per cui ci si entusiasma nuovamente. Incontri magici e letture di esperienza appassionanti, ci hanno spinto a sognare una vita che ruotasse attorno alle leggi della natura, dove concretizzare una proposta per un mondo nuovo, dove dimostrare che l’impianto ideologico dominante è sostituibile da uno nuovo.

Una contrapposizione storica

Vivere in campagna, bucolica ed agreste, e vivere nella città, più frenetica e rumorosa hanno rappresentato fin dall’antichità per poeti e filosofi due modelli contrapposti di vita.
Dalla fine dell’800, quando ebbe inizio il fenomeno dell’urbanizzazione con conseguente spopolamento delle zone rurali, si sono evidenziate sempre di più le differenze nel modo di vivere in città e nella campagna.

Anche la filosofia è intervenuta su questi temi: il Romanticismo, corrente letteraria ed artistica, favoriva la natura e maggior contatto con essa; il Positivismo, invece, favoriva lo sviluppo scientifico e la vita in città.

Da metà ‘800, a seguito dello sviluppo economico, molte famiglie si sono spostate dalle campagne alle città, dove vivono e lavorano migliaia, o anche milioni, di persone.
Nonostante vari aspetti negativi, la percentuale di abitanti dei centri urbani continua a crescere e questo perché la città industriale si è arricchita di più opportunità di occupazione, di cultura e di svago.

Città Vs campagna

Al ritmo spesso frenetico della città si contrappone la pace e la tranquillità della vita nei paesi e villaggi di campagna, dove la popolazione è molto più scarsa e abita in paesi più isolati.
L’insieme delle attività svolte da contadini e agricoltori costituiscono una sorta di rapporto fisiologico tra la società umana organizzata e la terra che la nutre e sono attività sia produttive che protettive.
Gli abitanti delle zone agresti hanno però il vantaggio di poter trascorrere molto del loro tempo libero all’aria aperta, dedicandosi ad attività rigeneranti per il corpo ma soprattutto per la mente.

Integrazione o scelta definitiva?

Città e campagna sono due mondi e due stili di vita differenti che però si compensano a vicenda. Una soluzione al dilemma potrebbe essere l’integrazione: chi è stressato dalla routine di città può rifugiarsi nella quiete della natura nelle tante pause lavorative.

Solo chi raggiunge convinzioni radicali può fare una scelta prevalente. Oggi la tendenza prevalente è un ritorno al borgo e alle campagne circostanti. Si tratta quindi di ritrovare una struttura urbana più a dimensione dell’uomo, dai ritmi meno stressanti e dalle relazioni più calde e stabili.

Scegliere con convinzione

La tendenza attuale è quella di seguire le mode o i modelli sociali. Per decidere in modo consapevole se vivere in campagna o in città bisogna prima di tutto fare chiarezza in se stessi, senza mistificazioni o pregiudizi. La valutazione deve essere oggettiva e rispecchiare le tue necessità esistenziali profonde. Si tratta ovviamente di esigenze psicologiche che affondano nell’immaginazione e che vanno ben al di là di considerazioni romantiche sul lavoro agricolo, sui borghi rivitalizzati, sulla degustazione dei prodotti. Sono risposte a domande di senso, un ritorno sul sentiero dell’essere.