Siamo abituati a collegare il concetto di turismo culturale alle opere architettoniche, alle sculture, ai quadri, alle mostre e ai musei pieni di opere d’arte. Il concetto di bene culturale si è molto ampliato andando a significare anche elementi informali, ambientali, paesaggistici, antropici, ecc. Ma il termine cultura ha un ulteriore significato di matrice antropologica. Alla formazione dell’anima di un luogo e quindi a costruire la sua cultura contribuiscono anche le tradizioni, i manufatti, gli elementi materiali ed immateriali, le conoscenze, le tecniche, le credenze, i miti, l’immaginario. Ogni luogo è modellato dal lavoro materiale e da tutto il background storico dei protagonisti.
Negli ultimi anni si sono aggiunti ulteriori fattori che nell’immaginario collettivo del turista del 2000 hanno assunto un forte richiamo emotivo: il borgo, la campagna o la ruralità (come sarebbe meglio chiamarlo), le tradizioni enogastronomiche (local food).
Guardiamo al settore dell’agriturismo: oggi i turisti non si accontentano più del semplice relax, cercano un ricordo, un pezzo della terra che hanno visitato, una ricetta, pernottare in strutture ricettive che ricalcano la storia locale.
L’identità territoriale va a riscoprire tutta quella serie di tradizioni, usi, costumi e riti che fanno di un luogo, un luogo unico e particolare, basato su prodotti e processi sicuramente sostenibili.
Il turista tenderà a cercare esperienze nuove, legate al territorio che lo ha attratto durante la scelta, connesse quindi alle sue diversità, ovvero caratteristiche peculiari e distintive, alle persone del luogo, alle loro tradizioni.
Si pone l’accento sull’esperienza che il viaggiatore vuole fare e che porterà a casa una volta concluso il viaggio e sulle emozioni e sul vissuto che prendono forma e che vanno a soddisfare bisogni profondi di recupero della propria identità, di stacco dalla routine quotidiana, di riscoperta del contatto con la natura. Si tratta ovviamente di esigenze psicologiche che affondano nell’immaginazione e che vanno ben al di là di considerazioni realistiche sul lavoro agricolo, sui borghi rivitalizzati, sulla degustazione dei prodotti. Sono risposte a domande di senso, un ritorno sul sentiero dell”essere.
Per venire incontro a queste esigenze occorre pensare ad un prodotto turistico che sia nello stesso tempo espressione di una strategia territoriale, con la riscoperta stessa dei borghi dimenticati e delle campagne, dando nuova linfa alle popolazioni che ancora ci abitano e a coloro che vogliono tornarci, dando una opportunità economica, incentivando il recupero e la diversificazione, in un”ottica di tutela e di sostenibilità.